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I Municeddhi piatto tipico Salentino

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Foto di http://blog.giallozafferano.it/ipasticcidicasamia/2014/07/moniceddhe/

Il termine dialettale salentino indica le lumache di campagna, sono quelle non molto grandi e dal guscio scuro.

Questo nome curioso deriva da fantasiose assimilazioni: il guscio delle lumache ricorda il saio dei monaci e la patina bianca, creata dalle lumache durante il letargo, fa pensare con un po’ di fantasia alla cuffia indossata, un tempo, dalle suore.

Le pietanze salentine capaci di conquistare il gusto di chi le assapora sono molte, il loro appeal è il risultato, sicuramente, di un’accurata preparazione ma anche della storia che rappresentano. Nel caso delle lumache di campagna, l’origine della pietanza è molto antica, l’asse del tempo deve correre indietro di tanto, fino ai messapi.
Si ripetono immagini, lungo i decenni, come fotogrammi di una stessa scena: un qualcuno è intento a mangiare e gustare le lumache, che significa tirarle fuori dal guscio e inzuppare il pane nel succulento sughetto.
Chi non fa la “scarpetta”, gode solo a metà di questo super-sapore (alla super-uomo di Nietzsche).

C’è una festa salentina che è diventata un’istituzione per i locali e per i turisti: la sagra della municeddha a Cannole (quella del 2014 è stata la 30ª edizione).
La protagonista indiscussa della festa “mangereccia” estiva compare declinata in varie soluzioni: minuceddhe soffritte, arrostite e al sugo.

Se vi abbiamo incuriosito, siamo riusciti nell’intento!
Invitiamo, a questo punto, le buone forchette a gustare “i municeddhi” in loco e a prepararsi su tutti i piatti salentini da non perdere.